Testaccio: un mito glorioso

Alla quinta giornata del campionato 1929-30 la Roma si spostò a Testaccio, sul campo sorto nel popolare rione e che avrebbe caratterizzato per dieci anni gloriosi uno dei momenti di maggiore splendore della storia giallorossa. Sul terreno, diventato ormai mitico, i "lupi" giocarono sino al giugno 1940. Furono anni indimenticabili. Il loro ricordo, come non fu cancellato dal piccone demolitore, che ridusse a nudo spiazzo lo stadio tanto caro agli sportivi giallorossi, così non cadrà mai nell'oblio. Testaccio aprì e chiuse il suo ciclo glorioso con due vittorie giallorosse. Il 3 novembre 1929 la Roma piegò, nella partita inaugurale, il Brescia per 2-1 e il 30 giugno 1940 vinse sul Livorno con identico punteggio. Fu, questa coi livornesi, una gara amichevole e segnò l'ultima definitiva apparizione delle maglie giallorosse a Testaccio. La partita finale del campionato si era svolta poco prima, il 2 giugno 1940; nell'occasione la Roma aveva battuto il Novara per 3-1. Il primo gol romanista a Testaccio fu realizzato da Volk, l'ultimo da Timon. Complessivamente, nei suoi undici anni di esistenza, Campo Testaccio ospitò ben 161 gare di campionato e 53 tra partite amichevoli, di Coppa Europa o di Coppa Italia.
Un totale, dunque, di 214 partite, la cui serie subì qualche interruzione nella stagione 1937-1938, quando la squadra disputò alcuni incontri allo Stadio Nazionale (oggi Flaminio). Questo temporaneo trasloco fu deciso a malincuore, per ragioni indipendenti dalla volontà della Roma: infatti a Testaccio la gradinata dei "distinti", che comprendeva otto mila posti a sedere, era in condizioni poco rassicuranti di stabilità. Il peso della folla minacciava di far crollare la tribuna di legno. Si provvide così alla rapida costruzione di una tribuna di cemento; questa consentì agli affezionati tifosi di tornare ad applaudire i giallorossi nel campo preferito, a partire dalla stagione 1938-1939.
Delle 161 gare di campionato giocate a Testaccio, 103 si conclusero con la vittoria, 32 finirono alla pari e 26 con la sconfitta. Nelle 53 partite extracampionato si registrarono ben 47 vittorie, due pareggi e solo quattro sconfitte! La prima battuta d'arresto subita dalla Roma nella sua roccaforte si verificò il 26 dicembre 1929, in una partita amichevole con la squadra ungherese del Budapesti III Ker (1-2). In campionato, invece, la squadra che poté violare per prima il difficile terreno giallorosso fu la Juventus, che diede ai tifosi questo dispiacere vincendo per 3-2 il 12 gennaio 1930. Nonostante due prodezze di Benatti e di Chini, autori dei due gol della Roma, la squadra giallorossa fu costretta alla resa. Ma nessun'altro riuscì a passare vittorioso a Testaccio durante il campionato 1929-1930, quello dell'esordio. I più bei nomi del calcio italiano ed europeo, attraversarono quel palcoscenico verde. Oltre le più forti formazioni nazionali vi si esibirono le squadre straniere che allora dominavano la scena internazionale come lo Slavia di Planika, lo Sparta di Braine, il Ferencvaros di Sarosi, il Rapid, l'Admira, il First Vienna di Gschweidl, il Losanna, il Berna, ecc. Nelle 161 partite di campionato a Testaccio i giocatori giallorossi segnarono 337 gol mentre i portieri della Roma dovettero raccogliere la palla in fondo alla rete 111 volte. Nelle altre gare invece i gol segnati furono 225 e 62 quelli subiti. Nella graduatoria delle 337 reti segnate troviamo al primo posto, nettamente distaccato dagli altri attaccanti, il cannoniere Volk, che realizzò 42 go1. Dopo di lui c'è Fasanelli con 31 reti, poi Costantino 28, Bernardini 26, Guaita 23, Chini 22, Scopelli e Michelini 15. Seguono Eusebio con 14, Subinaghi 11, Tomasi lO, Alghisi e Pantò 9, Di Benedetti 8, Benatti e D'Alberto 7, Nicola Lombardo 6, Borsetti 5, Scaramelli, Coscia, Serantoni, Provvidente 4, Preti, Banchero, Mascherone, Cattaneo 3, Amadei, Campilongo, Bonomi, prandato, Gadaldi, Fusco 2, Barza, Ferrari, Dugoni, Bodini, Mazzoni e Trombetta 1. Tra i giocatori che presero parte alle 161 partite di campionato disputate sul Campo Testaccio, Masetti ha il primato delle presenze: 128. Lo segue da vicino Fulvio Bernardini con 122. Poi Gadaldi 81, Costantino 78, Ferraris IV 76, Bodini 68, Volk 61, Fasanelli 60. Citiamo poi Fusco 57, Chini 55, Monzeglio 45, D'Aquino 38, Scopelli 31, Guaita, De Micheli e Serantoni 30, Eusebio 28, Donati e Coscia 27, Allemandi 26, Degni 23, Carpi 19, Pantò e Amadei 14, Brunella 4 e Krieziu 3.
Quarantacinque furono invece gli arbitri che vennero chiamati a dirigere le partite della Roma. L'arbitro Marsciani fu il regista dell'ultima partita di campionato, mentre Delle Rolle arbitrò l'ultimissimo confronto amichevole con il Livorno. Lo avevano preceduto molti altri, da Barlassina a Scorzoni, da Galeati a Mattea e a Gama. L'arbitro Rovida diresse la prima gara nel novembre 1929 e toccò al portiere del Brescia Perucchetti raccogliere i due palloni fulminati alle sue spalle da Volk e da Bernardini. Nasceva quel giorno il mito di Testaccio. «Campo Testaccio / c'è tanta gloria / nessuna squadra / ce passerà ». Era una promessa e un augurio, quello che la canzone dei tifosi alzava al cielo, mentre gli atleti tessevano sul campo la grande leggenda della Roma, magica squadra del cuore. «Ogni partita è 'na vittoria / ogni romano la sa strillà...». Testaccio non fu soltanto uno stadio; fu la vera casa-madre dei giallorossi.

Tratto da La Roma una Leggenda Editrice il Parnaso

 

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